LODE A VALGUARNERA

“Lode a Valguarnera” (Valguarnera, 12 Agosto 1988)

Quant’è bella Valguarnera

Ora è sempre primavera.

Sia di giorno, sia di sera

Luce piena e sincera.

Chi vuol vivere a lungo spera

Venga presto a Valguarnera.

M.llo Carmelo Cucciuffo


“Il ricordo dell’emigrato valguarnerese” (Valguarnera, 30 Luglio 1989)

Molta acqua è passata sotto i ponti e mi ritrovo in quei luoghi d’infanzia, luoghi che non potrò mai dimenticare e che non dimenticherò mai.

Quanti visi felici e gai, quanti corpi snelli e belli i miei occhi non rivedranno più, (il tempo trasforma e cancella e il suo cammino non si ferma mai) vedo solo sembianze vecchie e corpi decrepiti, ma chi vedrà quelli dell’anima?

Quest’ultima può rimanere sempre giovane e bella.

Or dunque, mi ritrovo lungo le stesse vie di un tempo, dove la vanità si nasconde di quadrivio in quadrivio e ai miei occhi vestita a festa essa appare.

Che abisso tra giorni che furono e giorni che sono e chissà, che ne sarà in quelli futuri.

Luoghi di appuntamenti e incontri di giovani che furono, partirono in cerca di lavoro, dove la nuova dimora li accolse con usi, costumi e favellar diversi dal luogo natio, lasciando i volti piangenti dei loro cari, ma chi, mai, dimenticherà quelle lacrime che scivolando lungo i solchi segnati dagli anni e dalla fatica della cara mamma e quanto pesa lo sgomento nell’incontrare quell’umile e dolce sguardo; pensando : “chissà se ti rivedrò?”

Perché cara Patria abbandoni i tuoi figli, lasciando che si stacchino dai loro affetti più cari?

Perché permetti che la vanità, l’ingordigia e l’egoismo s’impossessino dei tuoi figli più eccelsi ?

Perché non dai lavoro e sicurezza alla tua prole ?

Patria cara, io ti amo, ma tu non ricambi, sconosci le sofferenze dei tuoi figli, soprattutto quelli morali e nostalgici, loro hanno la colpa di essere nati poveri, ma il loro cuore è ricco e non ti hanno mai dimenticato.

Dai luoghi lontani, i loro ricordi sempre vivi, si perdono nel tempo, e in una illusione di conforto, sperano di ritornare un giorno e di occupare quel posto che le loro mamme hanno conservato accanto a se vuoto in attesa del loro ritorno.

M.llo Carmelo Cucciuffo


” Ricordo della Festa del Santo Patrono S. Cristoforo “ (Valguarnera, 25 Agosto 1989)

Valguarnera, paese mio natale, da anni ormai non assistevo alla festa del patrono San Cristoforo.

Sono finiti i tempi, quando i giorni di festa erano caratterizzati da giochi che ormai sono rimasti soltanto nella memoria dei più anziani.

Il tutto era adeguato alla possibilità finanziaria del comune, alla semplicità dei nostri nonni e dei nostri padri, insomma, bastava quasi nulla per dimenticare i giorni di duro lavoro, dove la fatica incominciava all’alba e finiva al tramonto.

Ancora oggi il ricordo si ferma davanti ad una gara detta ” la corsa dei sacchi” , il cui premio consisteva in un chilo di pane che insieme alla gloria della vittoria, accompagnavano il vincitore per tutto l’anno.

Anche il gioco delle “pignatte”, era molto simpatico e divertente, dove i premi si concretizzavano nella rottura della stessa (erano fatte di terra cotta), per i più fortunati poteva esserci un piccione, un pacchetto di sigarette, un buono acquisto per un litro d’olio; contrariamente, una manciata di cenere o di carbone che veniva recepita dal partecipante o con un applauso o con una fragorosa risata corale degli spettatori, perché il gioco richiedeva la bendatura degli occhi del concorrente.

La gara della pasta, consisteva nel mangiare un piatto di spaghetti al sugo con le mani legati all’indietro, quindi bisognava ingolfarsi di cibo, nel tempo più breve possibile, i movimenti goffi e l’imbrattatura di sugo erano lo spasso e le risate del popolino; per il partecipante, l’assopimento dei morsi della fame consisteva il premio.

La gara più spettacolare e più ricca era la famosa “cuccagna”, parecchi gli iscritti, tutti giovani, arzilli, snelli e vanitosi; il premio era un assortimento di cibo, dalla pasta alla latta di pomodori pelati, dal salame al formaggio, dal pane allo zucchero, insomma una vera cuccagna per il vincitore. Però il gioco richiedeva capacità scimmiesche e l’impresa diventava difficile perché , tutto il ben di Dio innanzi descritto si trovava nella sommità di una pertica che per l’occorrenza veniva imbrattata di sapone dalla cima all’inizio.

Chi riusciva a salire lungo il trave e toccava per primo la provvista era il vincitore, che diventava grande e famoso e per diversi giorni il suo nome rimbombava di bocca in bocca e tra balcone e balcone.

In serata il fercolo di San Cristofero, attraversava le vie del paese e la gente pia e devota, con grande fede, s’inchinava alla benedizione del buon parroco che elargiva in ogni direzione.

La festa si concludeva con i giochi pirotecnici ed i botti finali di mortaretti annunciavano la fine della giornata, e la ripresa del duro lavoro e costante fatica.

La gente, ormai esausta e soddisfatta, snocciolando e mangiando i rimasugli di “calia e semenza”, rincasava sorridente e felice.

M.llo Carmelo Cucciuffo


“Il due Novembre a Valguarnera “ (Valguarnera, 2 Novembre 1989)

Perché oh Signore, la vanità è la padrona dei più ?

Quanto spreco hanno visto oggi i miei occhi, il mio cuore si è rattristato, perché mi rendevo conto del male che arrechiamo ai nostri cari defunti.

Il cimitero del paese era inghirlandato a festa da fiori, ceri, lampade elettriche (per l’occasione i prezzi erano alle stelle), quanti soldi si sono sperperati per dimostrare a se stessi ed agli altri, quanto era voluto bene e stimato in vita il caro defunto.

Adesso il benessere ha dilagato l’usanza di portare fiori e ceri, pure ai defunti di amici e conoscenti e vi dico che alla fine della giornata, il campo santo era diventato un campo di luce in una serra di fiori.

Di tutto si è parlato, ma solo qualcuno, si sarà ricordato che l’azione più importante ed efficace è la semplice preghiera che costa niente, ma ha un valore notevole di indulgenze per alleviare i peccati dei nostri defunti.

Ora noi sappiamo, che i nostri cari defunti si trovano a purgare le malefatte di quando erano in vita, per purificare l’anima e poi godere le gioie del paradiso.

Tutto questo viene ritardato dalle nostre opere di vanità, perché il Signore predicò la povertà, l’umiltà, l’amore, la carità e la prodigalità verso i bisognosi e giammai questo sperpero insensato.

Ora dalla nostra usanza che ci è stata tramandata e insegnata proprio da loro, ne deriva il peccato, quindi chi insegna il peccato è un peccatore, di conseguenza ogni anno gli ricordiamo che in vita erano dei peccatori, quindi le loro anime soffrono sempre e noi gli allunghiamo la penitenza.

Mi sembra che tutto questo non sia giusto, anzi da ciò posso dire che la vanità, ha la supremazia sul denaro e il denaro sulla vanità.

Comunque, oh cari parenti e amici, quando sarò inscatolato ed immobile, se dovreste ricordarvi di me, non allungate la mia penitenza con fiori, ceri e lacrime; ma diminuitela con una semplice preghiera e se questo dovesse recarvi danno o fatica, allora passate distante dal mio loculo, ve ne sarò grato e pregherò il nostro Dio affinché sia buono con voi, come voi lo sareste con me non curandovi del mio avello.

M.llo Carmelo Cucciuffo


“L’Etna vista di notte da Valguarnera” (Valguarnera, 19 Agosto 1988)

Quando il buio della notte si dirada e la prima luce dell’albore si desta…

La vista mia, lungo il nord-est rivolgo abbracciando quel gran massiccio a me caro.

L’Etna, il vulcano sempre attivo, che fu decantato dal poeta che non vede, nel pregrinar d’Ulisse.

Ancora vedo lungo il rilievo del “Mungibello”, quelle gemme che un mutuo silenzio,

guardano le stelle e pullulando si spengono in giù

all’alzar del giorno.

Ora la luce ha cacciato il buio ed incomincia il rabbioso parlare dell’umana creatura,

che tanto male fa

e poco bene raccoglie.

M.llo Carmelo Cucciuffo