IL MESSICANO

Don Calogero, di mestiere messo comunale, era fiero dell’orticello che aveva creato nel suo appezzamento di terreno in contrada Mandrascate. Durante l’estate riusciva a produrre pomodori, melenzane e peperoni per la famiglia. Tutta roba di grande qualità perché l’acqua che usava era potabile e, quindi, niente prodotti che potessero nuocere alla salute.

Nel terrazzo della sua abitazione di Valguarnera aveva installato un cannocchiale potentissimo per controllare a distanza il suo orticello. Questa abitudine l’aveva fatto sapere in giro, in modo da scoraggiare i ladruncoli ad entrare nella sua proprietà e rubare i preziosi ortaggi.
Zio Ciccio, applicato di Segreteria presso il Comune, aveva sentito dal messo la storia del cannocchiale e lo aveva sentito vantarsi di non essere fesso e che non avrebbe permesso a nessuno di fregarlo, visto che ci avrebbe messo due minuti ad arrivare a Mandrascate, con la sua vespa, per prendere gli eventuali ladri in flagranza di reato.

Zio Ciccio passava i mesi estivi con la sua famiglia, nella sua casa di campagna in contrada Montagna, in un luogo almeno 200 metri più alto del centro abitato, quindi, a oltre 800 metri di altezza dal livello del mare, lì dove il caldo estivo era più sopportabile anche perché la casa era circondata dal verde. Così ogni giorno, alle 14 in punto, finito l’orario d’ufficio, nel momento più caldo della giornata, si recava in automobile in campagna per il pranzo.
Il fatto che don Calogero si vantasse continuamente delle sue furberie era una cosa che non sopportava. Allora decise di metterlo alla prova per vedere se fosse vero che nessuno poteva fregarlo.
Un giorno, con la complicità di un collega d’ufficio, mentre il messo era vicino a loro, zio Ciccio raccontava a voce alta che da alcuni giorni in contrada Montagna gli era capitato di incontrare dei messicani che giravano a piedi nei pressi di Valguarnera. Il messo incuriosito si fermò ad ascoltare il racconto. Zio Ciccio diceva al collega che si trattava di gente educatissima e che lui era stato lieto di aiutarli, indicando loro la strada per arrivare in paese. Don Calogero intervenne chiedendo: “Ma parlano italiano?” e zio Ciccio: “Ma il messicano si capisce e loro capiscono l’italiano”.
Il giorno dopo, zio Ciccio, non vide l’ora di uscire dal suo ufficio e invece di andare subito a casa si recò in Contrada Mandrascate. Posteggiò l’auto a circa 50 metri dalla proprietà di don Calogero. A piedi, dopo aver scavalcato il cancello, entrò nell’orticello e con un coltello da cucina incominciò a raccogliere gli ortaggi e si fermò solo quando la borsa che aveva portato con se era stata riempita di melenzane, peperoni e pomodori.
Don Calogero con il suo cannocchiale vide un uomo entrare nella sua proprietà e all’istante scese in strada, mise in moto la vespa e partì a razzo per Mandrascate. Zio Ciccio aveva calcolato i tempi e dopo aver riempito la borsa scavalcò ancora il cancello per uscire nella pubblica stradella. Aveva portato con se un plaid a quadri che indossò come fosse un poncho e che serviva pure a nascondere la borsa, mise in testa il cappello di paglia tipo sombrero, che aveva comprato per la fiera di maggio, inforcò un paio di occhiali scuri da sole e si avviò verso la sua auto . Dopo aver fatto una trentina di metri vide arrivare a tutta velocità don Calogero a bordo della vespa. Il finto messicano fece segno a don Calogero di fermarsi allargando le braccia, tanto che  il messo, costretto a frenare di colpo stava per cadere. 
Zio Ciccio con il sombrero che gli nascondeva la faccia incominciò a gridare: “Por favor dove esser Valguarneras” don Calogero incazzato rispose: “Continua a caminaros por chista stradas e na mi runpir i cughiunas cai premuras” e ripartì come un razzo verso la sua proprietà. Ma zio Ciccio non contento gli gridò: “Grazias e vafanculos”.Si mise in macchina e a tutta velocità e si recò a casa.
L’indomani mattina, don Calogero non vide l’ora di arrivare in Comune per raccontare a zio Ciccio la disavventura del giorno prima. “Caro don Ciccio, ieri verso le 14  ho visto con il cannocchiale un ladro nel mio terreno e sicuramente l’avrei preso se non fosse stato per uno di quei messicani che girano nelle nostre campagne. Mi ha fatto perdere tempo perché voleva indicata la strada per Valguarnera e mi ha mandato pure a quel paese” e zio Ciccio: “Si vede che era un messicano maleducatos che l’ha preso per uno stronzos”. E Don Calogero: “Ora u cjrch o pais pais e s u trwv c rumb u cos”.

Nino Santamaria