ANCORA SU CARIPA

Nell’articolo, pubblicato alcuni anni fa in questo sito, che ho intitolato “Caripa e Cyrepicum nostri antenati?”, credo di aver dimostrato la fragilità di certe proposte relative all’etimologia della parola Carrapipi e l’importanza della verifica delle fonti da cui si traggono informazioni. Recentemente l’ipotesi di “Caripa” come antenatato di Carrapipi è rispuntata fuori. La fonte non sarebbe più classica, ma araba. Ne ho parlato a lungo col compianto Elio La Spina, appassionato studioso della lunga pagina araba della storia siciliana, che mi è stato di grande aiuto. Vediamo di che si tratta. Michele Amari, nella sua “Storia dei Mussulmani in Sicilia” (vol.I, p.401), parlando delle conquiste effettuate dagli arabi dopo la fuga di Plata, cita una località non lontana da Siracusa chiamata Al-k.rab, secondo quanto scrive il grande Ebn Kaldun (il cui ritratto, sia detto per inciso, è appeso a una parete dello studiolo ligure dal quale scrivo queste note) nella sua “Storia dell’Africa sotto gli Aglabiti e della Sicilia sotto la dominazione mussulmana”. La distanza fonetica e geografica tra questa località e la nostra indurrebbe a piantare qui l’ipotesi. Per scrupolo, ho voluto tuttavia continuare andando alla ricerca delle fonti. Amari non ha sotto gli occhi il manoscritto del Kaldun, ma la traduzione francese effettuata da A. Noël des Vergers e pubblicata a Parigi nel 1841 dai fratelli FirminDidot, un testo raro, ma leggibile presso la Biblioteca Nazionale parigina. É stato emozionante per me consultare quella traduzione. A p.106, Vergers menziona Calaat-el-Kerad. In nota, fa riferimento a un altro manoscritto arabo che parla dello stesso argomento. Si tratta degli annali di Ebn-el-Athir che citano la località di Calaat-el-Kerab (con la b). In caratteri arabi:

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Il Vergers nota con disappunto che l’importante geografo Edrisi non menziona purtroppo questa località. Si trova a Parigi e non ha mai messo piede in Sicilia. Sa che esiste un paese che si chiama Valguarnera che una volta si chiamava Caropini (sic) e pensa che questo sia il solo nome che possa avvicinarsi a quelli menzionati da Ebn Kaldun e da Ebn-elAthir. E’ un’ipostesi atrettanto fragile – più o meno – di quella che quattro anni dopo, nel 1845, formulerà nella stessa Parigi il Brunet de Presle. Anche qui, paradossalmente, verrebbe da dire che Carrapipi non deriverrebbe da Calaat-el-Kerad/b, ma, per così dire, che sarebbe piuttosto Calaat-el-Kerad/b a derivare da Carrapipi. Nulla cambia se si va a guardare la “carta antica dell’isola di Sicilia” redatta nel 1844 a Firenze da Attilio Zuccagni Orlandini (e consultabile presso la mostra cartografica delle Ciminiere di Catania). Anche lì, in epoca greca, dalle nostre parti viene collocata una Caripa. Sembrerebbe che i cartografi, che a metà Ottocento riproducono l’isola, si copino a vicenda. Il problema è che nessun autore greco o latino menziona quella località e che quindi, sino a prova contraria, non è mai esistita nessuna Caripa.